“Sono sopravvissuto agli anni Settanta, agli anni di piombo e alle brigate rosse. Sono sopravvissuto agli anni Ottanta, gli anni da bere, gli anni più stupidi del secolo. Sono sopravvissuto agli anni Novanta, quando ho deciso di mettere su famiglia. Sono sopravvissuto a tre malattie mortali. Sono sopravvissuto a questo virus del c.. e forse muoio di noia in questo lockdown. A pensarci bene non sono un sopravvissuto, ma un super…vissuto”.
Così comincia la docuserie sul rocker di Zocca intitolata Vasco Rossi – Il supervissuto, disponibile dal 27 settembre su Netflix e diretta da Pepsy Romanoff (pseudonimo di Giuseppe Domingo Romano). Nel corso delle cinque puntate il Blasco ci racconta senza filtri i dettagli della sua carriera e della sua vita privata. Vasco non è falso, sa di essere un mito della musica italiana e sa che tutti i rischi a cui è andato incontro avrebbero potuto ammazzarlo oppure renderlo leggendario.
Il fatto che Vasco sia un provocatore e uno spericolato lo ha reso, nel bene e male, diverso da tanti altri artisti. In questo il rocker è sempre stato sincero, sa di non essere un uomo perfetto o magari il miglior esempio maschile da seguire, ma sa anche che per una vita così spericolata ci vuole pelo sullo stomaco e lui accidenti se ne ha. Vasco Rossi è stato fondamentale nella musica italiana proprio perché è andato controcorrente in tutto, dai testi delle sue canzoni (quale artista avrebbe avuto il coraggio di scrivere una canzone come Rewind) allo stile di vita controverso.

Ma Vasco è anche un uomo che fa le lenzuola facendosi una risata se viene paparazzato in quel preciso momento. Dietro al cappellino, al jeans e alla maglietta c’è un uomo che non ha paura di raccontarsi, un uomo amato dai suoi figli e un uomo sempre disponibile coi propri fans. Motivo per cui Vasco Rossi – Il supervissuto ha il grande pregio di riuscire a umanizzare un mito. Vasco Rossi – Il supervissuto è perciò una lastra biografica del cantante classe 1952, all’interno del quale gli spettatori “conosceranno” i luoghi, gli eventi e le persone che hanno fortemente contribuito alla nascita di capolavori come Albachiara e Siamo solo noi (“Le musiche di Vasco Rossi erano quasi indefinibili. Non era un genere. Il genere lo stava costruendo lui”, dice giustamente Gaetano Curreri, frontman degli Stadio e amico di Vasco Rossi).
L’opera procede cronologicamente, dalla nascita del mito fino ai giorni nostri non tralasciando praticamente nulla. Tutto sommato l’opera decolla definitivamente dalla terza puntata, proprio quando cominciano a sorgere le sfide più difficili che ha dovuto affrontare la rockstar (dai problemi con la magistratura ai lutti che gli hanno causato una depressione). Nel complesso Vasco Rossi – Il supervissuto è una docuserie on the road e istintiva, capace di essere onesta e travolgente proprio come Vasco Rossi. Eh già…un vero e proprio supervissuto.