La rosa non ci ama: recensione dello spettacolo di Roberto Russo

3 Marzo 2024

Nel Teatro Lo Spazio a Roma è andato in scena dal 22 al 25 febbraio 2024, La rosa non ci ama lo spettacolo di Roberto Russo con Cloris Brosca e Gianni De Feo, il quale ne ha anche firmato la regia. Due spiriti, un uomo e una donna, si aggirano senza pace in una piazza di Napoli, mentre ricordano il brutale assassinio di Maria D’Avalos e dell’amante Fabrizio Carafa Duca D’Andria, per mano del marito di lei, il principe Carlo Gesualdo da Venosa.

Con lo scorrere della storia si scopre la vera identità dei due personaggi che altro non sono che i fantasmi di Maria D’Avalos e Carlo Gesualdo da Venosa. I due sono costretti a rivivere ogni notte l’assassinio della donna e il conseguente processo e solo alla fine riusciranno a perdonarsi e pentirsi per porre fine a questa eterna sofferenza. Tra giochi di colore e cambi di costume i due attori si muovono sul palco interpretando vari personaggi, con uno scambio continuo di tono e lingua, si passa infatti dall’italiano, al dialetto stretto napoletano, al latino e anche allo spagnolo.

Una storia alla base molto interessante con due attori che hanno la bravura necessaria per trasformarsi, nel giro di pochi secondi, in altri personaggi giocando molto anche sul tono di voce. Ma tutto lo spettacolo è costellato di elementi, a partire dalla musica scelta, che stonano con la storia che stanno cercando di raccontare. Le cose che non convincono davvero, però, sono i movimenti degli attori e certe scelte recitative che intraprendono. I loro volti assumono espressioni troppo caricate che rischiano di farli apparire artificiosi e di distrarre il pubblico dal nucleo della storia.

D’altronde La rosa non ci ama non è solo il racconto di un delitto, ma è anche una storia sulla colpa, sul peso della reputazione e sull’influenza che può avere il giudizio degli altri, è una storia di accettazione e di perdono e, se fosse stata costruita diversamente, forse avrebbe davvero conquistato e colpito per questi temi. Alla fine, però quello che rimane è qualcosa di sostanzialmente interessante ma che ha al suo interno elementi dissonanti che non rendono giustizia alla storia.

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