recensione di Emiliano Metalli
Non v’è dubbio che in questa nuova produzione di Norma del Teatro Comunale di Bologna in collaborazione con Opera Carlo Felice di Genova l’elemento principale e perennemente in primo piano sia la guerra.
Si tratta di una presenza da accettare o rifiutare al fine di valutare l’esito più o meno felice degli intenti registici. Personalmente non trovo invadente l’accento – e il conseguente utilizzo massivo di comparse e coristi – posto sulla “guerriglia” fra Galli e Romani. Nonostante il rischio di distrarre l’attenzione dai protagonisti, questo fondale vivente amplifica invece le dinamiche romantiche, con un unico difetto: diminuire l’incisività dell’esplosione furoreggiante di Norma e del coro “Guerra, guerra!”.
Se si escludono dunque alcune inevitabili staticità e la ricerca di alcuni effetti scenici, forse, oggi superati, ma si pone, invece, l’attenzione sull’attualità, allora l’impostazione ideologica della regia di Stefania Bonfadelli trova una sua piena realizzazione.
La foresta distrutta potrebbe ricordare la regione di Donetsk nelle belle scene di Serena Rocco, la guerriglia è la stessa di mercenari e soldati ufficiali e, infine, la resistenza dei Galli suona simile al grido “Bakhmut resiste” dei cittadini ucraini. Questi dettagli restano sul fondo (anche grazie alle luci, a tratti evocative, di Daniele Naldi) di una vicenda di fatto incentrata su un triangolo amoroso più che sul reale scontro di civiltà, però colpiscono e questo conta, in un’ottica di dialogo fra forma antica e realtà presente.
In questa Norma, allora, i costanti ed estenuanti combattimenti di logoramento acquisiscono un valore simbolico, come monito di un rischio reale per tutti noi. Non più racconto e “tableau”, la guerra si manifesta come una sequenza ininterrotta di violenza e sangue, morte e sofferenza fin dalla pantomima iniziale, la cui vittima è proprio una bambina.
Sotto questa luce, tornano i conti di una Norma sacerdotessa di violenza che recide non più le piante sacre, ma le chiome delle nuove adepte: il gesto che forse più di tutti entra nel personaggio, poiché il resto, invece, tende a rimanere al di fuori di uno scavo psicologico approfondito che però è spostato – direi più che giustamente, considerando anche i trascorsi artistici della regista – sul versante musicale. Molto spazio viene infatti lasciato agli interpreti, liberi di concentrarsi più sulla musica a discapito dell’azione.
Pier Giorgio Morandi, che pure al principio propone un volume orchestrale troppo preponderante rispetto alle voci e alla sala, priva di quelle caratteristiche necessarie alla godibilità dello spettacolo operistico, trova però presto uno spiccato accordo tra strumenti e voci di cui sostiene le arcate melodiche e le asperità vocali: quest’opera è piena di passaggi complessi.
Rallenta, ad esempio, in alcuni tratti dei duetti dando l’impressione di una tensione maggiore nell’azione, che pure è minimale; non esaspera i tempi delle cabalette che diventano così manifestazione di un sentimento e non semplice esercizio ginnico-vocale e trova in ogni situazione il giusto equilibrio timbrico, distillando con cura la tragicità di quelle melodie belliniane pure.
Merito del direttore, sì, ma anche di un’orchestra attenta e sensibile alle dinamiche suggerite.
La Norma di Francesca Dotto ha molte qualità. La figura, la gestualità moderna e attuale, certamente. Ha saputo così centrare la scansione drammatica del personaggio, ne ha gestito gli umori e le asperità con lucida razionalità, ma dando ampio spazio anche agli aspetti passionali e istintuali. Purtroppo alcuni passaggi vocalmente non hanno ancora la caratura tragica necessaria: nei momenti più intensi, infatti, il timbro risulta troppo chiaro e poco penetrante. Questo non ha tuttavia intaccato una performance decisamente sopra la media. Norma non è probabilmente il suo repertorio congeniale, ma ha dato prova di una applaudita professionalità.
Al suo fianco Stefan Pop è un Pollione assai meno dettagliato, sulla scena come nel fraseggio, in particolare nei recitativi. La padronanza tecnica del registro acuto lo rende comunque adatto alla parte, ma a lui sembra mancare qualcosa: non è mai verosimilmente Pollione, dà piuttosto l’impressione di essere sempre sull’uscio di una interpretazione molto buona, ma raggiunta attraverso la razionalità e non l’immedesimazione. Avanzando nell’opera risulta a tratti anche piuttosto tradizionalista per pose e accenti.
Oroveso è Nicola Olivieri che esegue assai bene le poche pagine a disposizione, con timbro scuro e credibile gestualità, anche questa minimizzata.
L’Adalgisa di Veronica Simeoni è, infine, adeguatamente e umanamente matura per uniformità di registro che l’interprete sa mantenere inalterato, per il colore naturalmente ambrato e caldo fino agli acuti estremi di cui la parte, per nulla semplice come quella di Norma, è disseminata: affronta il personaggio con scavo psicologico nel fraseggio e credibilità nell’azione scenica, senza un tentennamento, senza un’incertezza, sempre con convinzione e salda tecnica.
Notevoli, inoltre, la Clotilde di Benedetta Mazzetto e il Flavio di Paolo Antognetti: belle voci e azzeccati interpreti.
Molto bene anche il coro, preparato doviziosamente da Gea Garatti Ansini.
Note a margine: nonostante l’anonima struttura che ospiterà gli spettacoli fino al 2026 a causa dei restauri del Teatro Comunale, il foyer è stato arricchito di grandi immagini degli interpreti musicali del 900 e, in particolare, di una mostra temporanea dedicata ai 100 anni dalla nascita di Maria Callas che vale davvero la pena visitare: “Salotto Callas”.
STAGIONE D’OPERA 2023 DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
NORMA
Tragedia in due atti su libretto di Felice Romani tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet
Musica di Vincenzo Bellini
Direttore Pier Giorgio Morandi
Regia Stefania Bonfadelli
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Scene Serena Rocco
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Daniele Naldi
Coreografia Ran Arthur Braun
Assistente alla regia Carmelo Alù
Assistente ai costumi Donato Didonna
Personaggi e interpreti
Pollione Stefan Pop (18, 21, 23 marzo) / Mikheil Sheshaberidze (19, 22 marzo)
Oroveso Nicola Olivieri (18, 21, 23 marzo) / Vladimir Sazdovski (19, 22 marzo)
Norma Francesca Dotto (18, 21, 23 marzo) / Martina Gresia (19, 22 marzo)
Adalgisa Veronica Simeoni (18, 21 marzo) / Aya Wakizono (23 marzo) / Caterina Dellaere (19, 22 marzo)
Clotilde Benedetta Mazzetto
Flavio Paolo Antognetti
Figuranti della Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna con Opera Carlo Felice di Genova