“Mistero profano”, Pirandello ritorna a teatro con una rilettura onirica e sorprendente

15 Febbraio 2023

A teatro, il successo di uno spettacolo arriva e senza riserve nel momento in cui la rappresentazione riesce a trasportare il pubblico in un’atmosfera totalmente diversa rispetto alla realtà. I 60 minuti di “Mistero profano”, hanno accompagnato la platea de Lo Spazio, a Roma, lungo un viaggio a cavallo tra la dimensione terrena e ultraterrena. Nel mezzo, tra i due palchi di via Locri, una porta. Divisorio fisico e ideale tra il regno della Morte dall’ultimo stadio di presenza vitale, per due personaggi dal colore cadaverico e vestiti di bianco. Sono apparenze, e in apparenza somigliano ai mimi, gli attori Raffaele Gangale e Dario Garofalo. Interpretano rispettivamente il Filosofo e l’Uomo grasso cui Luigi Pirandello dà voce ne “All’uscita”, romanzo minore della sua eccelsa produzione, portato in quarta parete per la prima volta nel 1922, sempre a Roma, all’Argentina.

La rilettura proposta dal 7 al 12 febbraio dalla Compagnia Bottega del Pane, per la regia di Cinzia Maccagnano, insiste sui bilanci incompiuti e le domande irrisolte che offrono i personaggi un appiglio, disperato quanto improbabile, alla componente materica, vitale, del loro percorso.

Poco sacro e tanto “Mistero profano”, come recita il titolo della pièce, che vede coinvolta anche Luna Marongiu, personaggio che  – in apparenza corpo inerte – affiora da un lenzuolo, introducendosi in proscenio a ritmo di tango. Provocando un misto di gioia mista a risentimento dell’Uomo grasso, suo marito, che in vita aveva subito il tradimento, della moglie. L’amante però tradisce a sua volta, e diviene carnefice della ballerina. E’ lei stessa, in preda al delirio, ad annunciarlo.

I tre inquilini del “quasi” Aldilà si scambiano considerazioni, anche ironiche e grottesche, intorno alle occasioni mancate, agli obiettivi non raggiunti, insicurezze mai superate e alle inquietudini esistenziali. C’è spazio anche alle manie consolatorie. L’atto unico è un trionfo del surreale, un po’ onirico un po’ anche crudele. Tutto intorno esala una forte cifra espressiva, evidenziata e in modo efficace dal disegno luci che offre agli occhi dei presenti contrasti cromatici di forte effetto. Una poetica arricchita dall’apparizione finale dei burattini, che enfatizzano i toni dell’assurdo e strizzano l’occhio ai pupi siciliani.

Carica emozionale fortissima, per un lavoro che riesce appieno nel suo intento: far sognare, aprire gli orizzonti dell’immaginazione e trattare la Morte con i toni entusiastici della Vita.
Siamo certi che anche Pirandello avrebbe applaudito questo “Mistero profano – all’uscita”.

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