Čechov torna a teatro con “Zio Vanja”: la poetica degli umili e sconfitti

21 Febbraio 2023

Personaggi che ci provano a comunicare, ma faticano a trovare punti di contatto. Ci riescono, e facendo rumore, solo con l’aiuto dell’alcool. Ma è vana illusione, è disperazione, è mancanza di azione. Ma la situazione era diversa, in precedenza, per la comunità variegata che popola una tenuta di campagna nelle sterminate praterie russe. Si seguono le stagioni e i ritmi della terra, fatica ma anche dignità. Fedelissimi e reverenti verso l’illustre proprietario, il professor Serebrjakov. Che vive in città e un giorno decide di tornare, alla magione, accompagnato da Elena, la seconda moglie. Di una bellezza sconvolgente, dal fascino conturbante, e assai maliziosa: la donna ha l’effetto di una scossa dirompente negli equilibri di questo ecosistema. Un turbamento che agita i nervi scoperti.

Anton Čechov ritorna e in grande stile a teatro, a Roma, con il memorabile “Zio Vanja”, in un adattamento firmato e diretto con personalità da Roberto Valerio. Teatro Parioli ha proposto lo spettacolo dall’8 al 12 febbraio, ricevendo una grandiosa risposta del pubblico, ammaliato dalle atmosfere di un Est europeo così vicino nel dispiegare uno spettro variegato, vivo e potente di emozioni. In un gradiente che va dall’ossequio della zona di confort al sogno di un riscatto che non può più attendere si muove una galleria di personaggi abilmente caratterizzati. Vanja, sua nipote Sonja, l’anziana maman Marija, Telegin e il dottor Astrov conducono una vita semplice e monotona, ma covano sogni, speranze e risentimento.
Vorrebbero ma non fanno, dialogano con loro stessi ma non compiono le azioni necessarie. Oppure, quando ci provano, sono maldestri o poco incisivi. Sono affamati di amore, ma non sanno come si fa, a coltivare il seme dell’amore.
Vorrebbero stravolgere la propria vita, anelano al bello, ai sogni di una natura libera, ma finiscono per ubriacarsi di vodka. Disperati e infelici, ma quasi sempre sorridenti. A eccezione di Zio Vanja, che pur animato da comprensibile risentimento si rivela un inetto, e devìa verso la follia.
Rimangono imprigionati di fatto nella loro gabbia, in questa campagna dove solo la dipartita dell’anziano Serebrjakov e della divina Elena può chiudere il cerchio, e riportare la situazione ai suoi consueti equilibri. La rivoluzione si sgonfia, la normalità rafforza le sue fondamenta. Il tumulto dei cuori si rassegna. L’alcool prova a lenire, ma è solo squallida panacea.

Strabiliante la prestazione del cast: il funambolico Giuseppe Cederna – di un’energia rara  –  e insieme a lui Pietro Bontempo, Mimosa Campironi, Massimo Grigò, Alberto Mancioppi, Caterina Misasi, Elisabetta Piccolomini. Meritano menzione anche i costumi realizzati da Lucia Mariani, Luci Emiliano Pona, Suono Alessandro Saviozzi.

Prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese, dopo la tappa romana lo spettacolo ha proseguito girando per l’Italia, e sarà a Bassano del Grappa il giorno 1 marzo, ad Abano Terme il 2, per poi chiudere con due tappe in terra toscana: il 4 a Pescia e il 25 marzo a Pisa.

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