Boccascena ovvero le conseguenze dell’amor teatrale

2 Marzo 2023

recensione di Emiliano Metalli

Non si può essere artisti tutte le sere alle nove.

“Boccascena”

In effetti non è un appuntamento regolare che contraddistingue l’artista, ma una scelta di vita. Lo hanno capito da tempo César Brie e Antonio Attisani che presentano al pubblico il loro percorso artistico e biografico in Boccascena al Teatro Vittoria fino al 5 marzo.

Gatto e Volpe, rispettivamente un vecchio attore e un più vecchio professore, si incontrano per caso – in ritardo uno e in anticipo l’altro – in un teatro. L’uno per una prova mancata, l’altro per una conferenza saltata. È probabilmente un incontro con il destino, ineluttabile e desiderato come quello di Don Giovanni con la statua del Commendatore o di Macbeth con le streghe. Dai comuni ricordi, o meglio dagli opposti ricordi su temi comuni, si dipana il filo rosso – come quello che sorregge i cartelli brechtiani degli stessi temi suggeriti – che ricostruisce verosimilmente, per tenere suggestioni, sofisticati aforismi e zoppicanti ricordi, le due esistenze.

Punto comune di partenza e arrivo sempre il teatro. Nel mezzo, però, la vita che lo forma e gli dà senso, sostanza e motivo di esistenza. Così si parte da un gesto quotidiano che forse imbarazza o incuriosisce il pubblico tanto quanto la disponibilità al dialogo che, alla fine e oltre le scena, i due interpreti propongono. Ma si passa attraverso la scuola, la vocazione, l’anestesia, le patologie, le ferite, il sesso+teatro e infine un “addio corpo” – metafora di una morte-non-morte – con una scrittura scenica leggera e riflessiva al tempo stesso, maschera di realtà, gioco e filosofia, oggetto simbolico, ma anche oggetto pratico: uso e fine. Attraverso parole in rima, borbottii, sospiri e risate, frecciatine e rassicurazioni. Attraverso la paura e la malattia, la cura e la disillusione, ma anche la speranza e la fiducia. Attraverso un omicidio, quello del perbenismo borghese cui si conforma Pinocchio-bambino, e una resurrezione, quella della parola e della poesia.

Insomma, si passa attraverso un setaccio intellettuale “giocando” – to play – ruoli innumerevoli, come nella vita in effetti, ma senza mai abbandonare una visione divertita e disillusa degli accadimenti. A tratti volutamente boccaccesca, nei riferimenti sessuali in bilico fra corpo e mente.

Lo spazio del palco è nudo e in mutamento, proprio come loro due. Impiega i meccanismi scenici a vista, senza il desiderio di creare l’illusione teatrale, ma puntando bensì a un’illusione reale. Oggetti materici essi stessi, Gatto e Volpe si trasformano in apparizioni fiabesche, un po’ cupe e un po’ comiche, ma tremendamente crude, ferocemente veritiere, spaventosamente realistiche. Il trucco clownesco, ma persino eduardiano, da marionetta di vaudeville è enfatizzato dalle luci dal basso che, a loro volta, creano ombre sul fondo: mostri simpatici o minacciosi? Chi lo sa?

Nel mezzo la vita e gli spettatori che, a tratti stupiti e a tratti invidiosi dalla energia e vitalità dei due giovani interpreti, cercano di comprendere il senso di una operazione complessa eppure emozionante e sincera.

Boccascena è, infine, anche un’occasione. Quella offerta dalla pandemia, come lo stesso Brie racconta nell’intervista su Banquo.it, per ritrovarsi assieme a un vecchio amico e compagno d’arte con cui, sebbene per strade differenti, si sente unito da una comune appartenenza e dalle medesime conclusioni raggiunte attraverso gli anni.

Un percorso comune e comunitario di costruzione del testo scritto e agito con lo scopo di trasmettere il senso profondo di un agire artistico ed etico.

Un progetto che si completa con una graphic novel, dove si racconta lo spettacolo con immagini e battute, ma anche con l’Isola del teatro, un luogo dove tutto questo potrà trovare il suo vero spazio e, forse, il suo giusto tempo.

Teatro Vittoria

dal 28 febbraio al 5 marzo

Boccascena

di e con César Brie, Antonio Attisani

regia Cèsar Brie

interventi musicali Giulia Bertasi, Paolo Brie e Federico Costanza

stendardi e ritratti Marisa Bello – scene e costumi Giancarlo Gentilucci

maschere Andrea Cavarra e Chiara Barlassina – luci Daniela Vespa

produzione Agidi Srl

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