Frosini/Timpano e il ritorno della “Storia cadaverica d’Italia” a Roma

16 Marzo 2023

Il Teatro Basilica di Roma ha ospitato, dal 28 febbraio al 5 marzo, la trilogia “Storia cadaverica d’Italia”, progetto realizzato anni fa (ma tutt’ora estremamente attuale) da quell’inesauribile sorgente di genialità che è la compagnia Frosini/Timpano. Tre spettacoli – “Risorgimento pop”, “Dux in scatola”, “Aldo Morto” – per altrettanti protagonisti della storia politica in Italia, Mazzini, Mussolini, Moro: fautori di azioni memorabili ma anche cadaveri, “corpi morti del re” su cui sono state edificate mitologie laiche, dottrine politiche, moralismi e tanta retorica.

Materia piuttosto insidiosa, che invece ha ispirato Daniele Timpano a tradurre in testo e nel campo scenico i frutti di una ricerca artistica perspicace e, al solito del binomio con Elvira Frosini, lontana dalle convenzioni. Potremmo definire azione ardita, per non dire iconoclasta, l’accompagnare il fantoccio riesumato di Mazzini con le canzoni di Britney Spears. Eppur riesce, è geniale e diverte tantissimo il pubblico. Che risponde “ci piace!” ai quadri dadaisti tratteggiati in Risorgimento pop da Timpano insieme al collega Valerio Malorni.

Abbiamo avuto modo di seguire questo primo spettacolo del trittico, Risorgimento Pop appunto, e ne evidenziamo la capacità di dissacrare e di smontare tutta una serie di assunti e costrutti ascrivibili a quella che fu la parabola decisiva per la nascita dell’Italia unita. Pochi, pochissimi elementi in scena supportano le performance dei due interpreti, che gironzolano tra gli angoli di un palco che si estende per la collaborazione della platea. Hanno il fiatone, dedicano al trionfo del grottesco tutte le loro energie.  I dialoghi stessi sono surreali, al limite del destrutturato.

C’è una gamba morta, rattrappita, che appare e poi ritorna. Il “sacerdote” Timpano a un certo punto si arrampica tra le poltrone del Basilica, arrivando fin su in alto con un vessillo tricolore. Una parodia dell’orgoglio nazionale italiano, artifizio narrativo evidentemente postumo rispetto alle peripezie in vita dei Mazzini e dei Garibaldi. Profeti in una patria suddivisa tra una miriade di feudi e staterelli, accomunati solo dalla volontà di non sottostare più sotto l’egida di un invasore. Scegliendo piuttosto la via dell’indipendenza, anche se all’italica e discutibile maniera.

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