“In vino veritas”, monologo di spessore per un attore promettente

24 Aprile 2023

Metti un tavolino e una sedia, un decanter, del vino rosso in un bicchiere. Un pianoforte, un interno dai contrasti assurdi, a metà tra sacro e profano. Protagonista della scena è lei, l’inebriante bevanda degli dei, così la definisce Edoardo Breda. Attore e autore grintoso, di bella presenza e sicuro avvenire, ideatore e protagonista del monologo “In vino veritas” che abbiamo seguito lo scorso 19 aprile alla Cappella Orsini di Roma. Luogo a dir poco catartico.

Il giovane artista milanese, accompagnato al piano da Federico Trombetti e diretto da Francesco Andolfi, ha descritto con espressività dirompente un percorso ontologico e simbolico. Al centro il vino, croce e delizia delle umane relazioni, miccia e consolazione, compagnia fedele e di inesauribile pazienza. A volte, spesse volte, sottolinea Breda, svilita.

Un viaggio intervallato da sorsi, appunto di vino. Alimento che accende emozioni e attiva i meccanismi della ragione, che asseconda fenomeni di costume ed esalta le manifestazioni dei sensi.
Struttura, Breda, un testo che scorre efficace, che ha ritmo e coglie inedite sfumature. Con umiltà ma acume, bussa la porta ad alcuni insigni artisti e letterati, che intorno al vino hanno costruito elucubrazioni ed espresso manifestazioni intime. Ibn Al Farid, Ovidio, Pablo Neruda, Borges, Baudelaire, Elsa Greer, Hemingway, Shakespeare, Macee Binns. La recitazione abbraccia, come un sorso di rosso, un gradiente di toni che dalle soavi note della conversazione informale muovono verso elaborazioni ora più nervose e dirette, altre più suadenti e concettuali. Senza mai distogliere l’attenzione dalla pietra angolare della drammaturgia, il rispetto verso questo fido sostenitore incondizionato dell’animo.
Il vino, che tanto dà e nulla mai chiede in cambio.

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