Successo e disperazione. Mozart e l’ironia della morte.

25 Aprile 2023

Carenza di amore. Ne ha sofferto per tutta la sua esistenza Wolfgang Amadeus Mozart, che affettuosamente – visto che nessun altro lo faceva al posto suo – chiamava sè stesso con il diminutivo Amadè.
“W.A.M. Ironia della morte”, commedia musicale proposta a Roma, sul palco del Teatro Belli, dal 18 al 23 aprile, ha ripercorso la carriera del fenomenale artista, utilizzando il filtro dei sentimenti. Questi sconosciuti, suggerisce la drammaturgia di Carlo Picchiotti, giacchè al talento sconfinato di Mozart e alla sua popolarità tra le corti d’Europa non corrisposero rapporti umani sinceri e profondi. Che si trattasse dei famigliari, piuttosto che delle dame corteggiate o dei potenti della nobiltà asburgica, Mozart ricevette sempre risposte fredde o interessate.

Di qui la rassegnata malinconia di Patrizio Pucello in arte Paciullo, attore a suo agio nei costumi tardo-settecenteschi del musicista e compositore. Mozart è stanco di adempiere meccanicamente a obblighi di facciata, a subire una madre che lo sminuisce e un padre che lo sfrutta, e ad attingere alla sua arte solo per compiacere ai notabili. Divenuto vecchio, si siede al pianoforte e si rivolge al pubblico del Belli, che nella regia di Claudio Boccaccini rappresenta proprio quella nobiltà paciosa e arroccata intorno ai privilegi che guarda con timore all’avvicinarsi prepotente della minaccia ottomana. E non è tutto, perchè dai piani inferiori la borghesia, fresca ed affamata, avanza inesorabile. La fine è vicina anche per Mozart, che tra il sornione, l’ironico e il sarcastico, tra una smorfia e un sorriso tragico, apre il cassetto delle emozioni e denuncia il vuoto del suo cuore. Vibrante contenitore rimasto fin troppo leggero e mai riempito, dagli altri.

Lo sviluppo è intervallato da incursioni del soprano Olimpia Pagni, abilissima ad incarnare quella presenza femminile che Amadè nella sua esistenza ha più volte sfiorato senza riuscire a coglierne l’essenza e il valore aggiunto. Ebbe tutto, Amadè, ma mai una persona a fianco. Il successo di un’artista, la disperazione di un uomo.
Che, solo, muore.

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