Il Grande Inquistore, la Compagnia del Sole porta in scena un raggio di fervore

29 Novembre 2023

Fedor Dostoevskji riesce ad essere sempre fresco, attuale, efficace, profondo. Che tipo di indagine arringa, il romanziere russo, ne “Il Grande Inquisitore”? Il testo, capitolo di un capisaldo della letteratura russa e mondiale, “I Fratelli Karamazov”, affronta di petto l’analisi della condizione umana, apre e chiude le porte alle speranze e mette in luce l’esigenza di una sincerità di fondo. Sì, anche spietata, ma necessaria. Ora antropologo, poi filosofo, psicologo, anche politogo, Dostoevskji riesce ad essere persino disincantato nella riflessione per personaggi e parole ripresa e adattata per il teatro da Marinella Anaclerio. Drammaturga e regista dello spettacolo che la Compagnia del Sole ha portato in scena a Roma dal 16 al 29 novembre.

Sul palcoscenico del misterioso e aulico Teatro Tor di Nona, gli attori Flavio Albanese e Tony Marzolla. Ovvero i fratelli Ivan e Aleksej, ragione e religione, uno aspirante scrittore, l’altro aspirante monaco. Le due facce del mondo, tra secolo e clero. Seduti uno di fronte all’altro, ad un tavolo, a confrontarsi sulla morale, sui valori fondamentali, sull’esistenza e la consistenza della Chiesa. Intorno a un messaggio divino o semplicemente consolatorio. Intorno ad una società votata per sua naturale predisposizione al male, oppure al contrario aperta alla grazia, alla solidarietà, al bene. Una bilancia che oscilla continuamente, con l’ago rappresentato da un rapporto di sangue che nell’interpretazione degli attori – espressivi e in buona amalgama – emerge come la variabile e la chiave per arrivare ad una sintesi del confronto.

L’ alcol che libera i freni più superficiali, le domande sempre più incalzanti del fratello maggiore che scuotono il minore. I due tanto diversi nelle aspirazioni, quanto uniti dalla fratellanza, nonostante la tragedia imminente e le porte oscure della follia. Entrambi pronti ad assumersi le responsabilità del vivere, consapevoli delle inevitabili rinunce. Un bacio a saldare come cera lacca un rapporto indelebile.

Sono personaggi che incarnano differenti idee, tra fede nella vita e negazione di essa, tra libertà e i nodi della costrizione. Con un accenno inevitabile all’apparizione, nel rogo degli eretici di un misterioro personaggio, quel Messia il cui sacrificio emerge come vano, nel pensiero di Dostoevskji, rispetto al ruolo intorno a cui la Chiesa sostanzia la propria costruzione.

L’allestimento scenico funziona, le luci approfondiscono i caratteri, i costumi, i movimenti convulsi dei personaggi. Delicato e indovinato l’impianto sonoro, per una mise en scene che ci riporta in un interno di San Pietroburgo dell’epoca. Con una vivacità di dialogo che invece induce a riflettere, oggi giorno che la passione e l’integralista lotta per gli ideali sono divenuti una chimera. Al di là delle grandi manifestazioni pubbliche e a cartelloni acchiappa-like, abbiamo sete di fervore e di passione sui grandi temi che disciplinano il vivere.

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